Faulkner

Faulkner! E’ una galoppata su un cavallo nero, in una notte di luna piena, in una foresta sconosciuta, piena di pericoli e sorprese, inseguiti da nemici invisibili di cui senti il fiato sul collo…indietro non si torna e per questo vai avanti senza la certezza di una meta sicura, non hai scampo, ci sarà una verità alla fine…è la tua strada e capirai dove vuoi andare solo una volta arrivato e una volta arrivato non sai neanche se verrai preso e gettato nella polvere dai tuoi inseguitori o se i tuoi inseguitori non arriveranno mai o forse non ci sono mai stati.
C’è la tecnica di Joyce il cosiddetto “flusso di coscienza” che serve a F per far dialogare il personaggio con se stesso, mentre al tempo stesso dice al lettore la sua storia o la sua versione della storia, nel presente, al passato, proiettata nel futuro.
In Assalonne usa la struttura poliziesca a chiave appresa da Chandler di cui lui sceneggiò il grande sonno. I personaggi raccontano e si raccontano sfasando i tempi, rincorrendosi, perdendosi e ritrovandosi.
Non ti da tregua, devi arrivare in fondo e capire, rimettere insieme i mille pezzi e pensieri e quelli che raccontano la storia, ascoltano altri raccontare la storia e ognuno ha la sua verità.
Faulkner si definiva un poeta mancato….ed era anche uno sceneggiatore…
Ed è mirabile la descrizione dei “sentimenti” della giovane Rosa per Bon, questo uomo che non ha mia visto, mai neanche sentito e non vedrà mai neanche da morto, di cui spia e lei dice: non spiavo, le orme nel giardino e in quest’assenza totale ama come solo si può amare in tali circostanze: in maniera assoluta, di un amore che dà quanto mai ebbe.
E mi tornano in mente i pomeriggi passati a spiare e neanche io spiavo allora il ragazzo che amavo, ma non amavo, e a cui ho dato quanto mai ebbi, perché da sempre mi ero bastata, perché nessun amore mi era stato concesso, né da mia madre, né da mio padre, né dalle sorelle, né dalle amiche, incapaci tutti di amare adesso capisco, perché la mia concezione di amore, fin da allora, non aveva niente di umano e tutti mi sono passati accanto sfiorandomi e io mi accanivo a fare uscire l’anima da quei corpi spenti, distaccati che non riuscivo mai a raggiungere, come se un muro invisibile mi dividesse. Mi bastavo ed ero sola anche nella stanza dove dormivo con le sorelle, anche nel letto che dividevo, anche nelle camerate di collegio, appartenevo a qualcos’altro, ero già dio o un angelo caduto che si guardava intorno e l’universo mi apparteneva…non ho bisogno di nessuno…neanche nei momenti di terrore assoluto che mi assalivano nel buio e tacevo..nessuno, come se quel padre, mio primo traditore, mi avesse chiesto morendo di diventare uomo, quel figlio maschio non avuto, che non doveva piangere e la sfida nei miei occhi sempre: io mi appartengo.
Io che disperatamente cercavo di far rinascere dentro me quel figlio mai nato e attraverso lui sconfiggere la morte di mio padre, io lo avrei fatto rivivere. Io quell’uomo mai visto e mai sentito, quell’uomo morto che non potevo ricordare ma che si era preso tutto l’amore possibile e non aveva lasciato posto più per niente e nessuno, potevo superare la morte sì, attraverso me poteva ancora vedere il mondo. Quando ci fu la promessa? Forse nel momento che lo portarono via, in quella bara, per quelle scale strette: nessuno, mai più nessuno…e poi quel gelo che scese e non svanì mai.
Ecco perché le donne mi amano, perché sentono in me l’uomo che io non ho rinnegato crescendo, perché è stata una promessa muta a un padre deluso e forse morto per questo nelle mie fantasie infantili e così mentre le donne crescendo rinnegano l’uomo che sono state nell’infanzia io ho lasciato che la mia parte maschile sopravvivesse accanto e sono diventata presto un essere umano.
Non avevo bisogno di essere amata, ignara del significato, potevo solo amare indistintamente il cielo e la terra, gli alberi e la pioggia, la neve e gli uomini, le donne, il sole e le stelle, nessuno che mi abbia separato dal resto.

Sono rimasta sveglia fino alle 4 del mattino per finire di leggerlo, dopo una settimana in cui, tra le luci della ribalta del cinema, pensavo: se esiste Faulkner posso anche sopravvivere, perché in questa galoppata folle della vita, in una foresta assurda e insignificante ai miei occhi, staserà potrò tornare a casa, togliermi i vestiti, farmi un bagno caldo e infilarmi nel letto e aprire un libro e non conterà più niente altro…
E dopo averlo letto ho capito che quello che volevo scrivere, Oltre, il romanzo interrotto, non a caso incompiuto, perché adesso finalmente ce l’avevo davanti e lo sentivo, parola, per parola, aspettava solo che io arrivassi a Faulkner attraverso di te.
Adesso capisco quando mi dicevi sto leggendo Faulkner e il resto non conta…come se tutte le risposte fossero giunte a maturazione e uno avesse afferrato la chiave, tu con la tua razionalità avevi sviscerato la struttura, io l’ho semplicemente assorbito e bevuto e tutte le porte si sono aperte.
Ecco dove sono stata nel mio silenzio…mentre leggevo aspettavo la conferma che ancora mi basto, perché quando qualcuno tanto tempo fa ha assediato la mia fortezza e ha trovato la chiave per entrare, lui cavallo di Troia nella mia anima, ho creduto che anche in quella maniera si potesse sconfiggere la morte: spostando da mio padre a lui l’amore assoluto, senza riserve e mi avrebbe potuto trascinare negli abissi più neri e io l’avrei seguito, ma dentro ripetevo nessuno…nessuno e io lo metterò alla prova..tutta la vita, perché l’amore non esiste su questa terra e lui ha mentito, mentito e lui si è sempre salvato, fino all’estrema prova dove l’ho portato, io capace di amarlo anche attraverso un’altra donna…io amata sul corpo di un’altra…il mio amore assoluto sempre e oltre ogni limite umano..e poi chiudere il conto di una partita a scacchi..adesso tocca a te capire, dimostrami il tuo amore….donarmi quello che ti ho donato ! E niente è tornato indietro. Un amore che ha dato quanto mai ebbe…e la consapevolezza che sarà sempre così..come lo è stato da sempre e allora mi basto…Eppure questa ricerca ancora, questo restare, questa speranza che un giorno sì, un giorno e non importa che sia lui, anche se la partita e con lui che l’ho aperta, qualcuno mi sconfigga, qualcuno ami più di me…e ho aperto la partita a scacchi con il mondo e osservo gli altri giocatori e penso che se ho sconfitto il miglior giocatore sulla terra colui che è arrivato dove è arrivato, mio degno avversario, chi altro mai?
E anche tu messo alla prova come gli altri, padre, fratello, figlio, tu in cui mi sono rispecchiata: sogno in cui risvegliarmi sognata, tu per cui ho lottato più di tutti, tu in cui ho sentito lo stesso mio fuoco, tu che mi hai fatto pensare forse? Forse si salva e con lui salva anche me da questo nessuno eterno…dal gelo di quella bara che scende nella terra….Fa che capisca questo amore divino che domanda solo di essere uguagliato, non come donna te lo chiedo, come essere umano consapevole della sua origine divina. Fa che non abbia paura, fa che capisca!
E poi Faulkner …e questo silenzio….dopo mesi in cui non c’è stato un giorno che non ti sia stata vicina….nonostante i tuoi silenzi…per capire che sì l’orsa maggiore brillare in una notte di luna nuova l’ho vista con i tuoi occhi e niente è stato più bello.
Ti bacio Sofia

Faulknerultima modifica: 2003-06-20T22:45:27+02:00da sofia3000
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Un pensiero su “Faulkner

  1. Un girono mi confesserai cosa significa trapassare l’alba, nella notte ultima, quando la luna è avvolta da aliti di nubi e reti di soffi, e tu guardi lassù aspettando che qualcosa incolli l’ingranaggio del tempo all’eternità di ciò che vedono i tuoi occhi.

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